concorsi

Istituto per la montagna

2008 – Canove di Roana – Vicenza

Concorso di idee – recupero di un plesso da adibire a Istituto Europeo per la montagna – classificato tra i primi dieci

con arch. Barbara Motta, arch. Marilena Motta e arch. Marco Peluffo


 

 

L’ingresso costituisce la prima azione caratterizzante. Si decide di ripercorrere quella vecchia strada di accesso. Certo, ampliandola, rendendola più larga ed agevole, almeno il minimo necessario al passaggio delle vetture dei visitatori, che dev’essere lento; ed affiancandola poi con un percorso pedonale significativo, largo almeno due metri, in pietra, a ricordare che la montagna va sempre “camminata”. Alla sommità, subito prima di affacciarsi sugli edifici, quasi con timidezza, scavando leggermente sul pendio che si affaccia ad est, si incastra un parcheggio ipogeo. La struttura è interamente in c.a., completamente ricoperta e mimetizzata dal terreno inerbito, assolutamente camaleontica; solo alcune fessure si aprono nel terreno, a garantire aria e luce; tagli, quasi crepe naturali del terreno. Prevalentemente a piedi, quindi, si giunge dinnanzi al Podere. Con delicatezza, con rispetto, ma con decisione, il fianco viene inciso, a rendere inequivocabile l’accesso: un volume dinamico, spazio teso, incastonato nel prospetto che primo si rivela al visitatore, crea una contaminazione che caratterizzerà poi tutto l’intervento, connotando gli episodi di nuova architettura. Un solo accesso, quindi, che proietta all’interno. La “corte” interna diventa, o meglio, si conferma, il fulcro principale delle attività che si svolgevano e che, nuove, continueranno a svolgersi su questa collina. Di qui si passa per raggiungere ogni luogo, ogni attività all’interno. Qui ci si incontra, ci si riunisce, ci si sofferma. Da qui ci si incanta di fronte alle montagne circostanti. (ci si concede il lusso della meraviglia…) Un percorso che si contrae o si espande, che si allunga a lambire gli edifici, che si ritrae, che crea spazi da vivere; un percorso immerso nel verde, che si specchia nell’intimo abbraccio del Podere. L’insieme di azioni che costituiscono la nuova vita del Podere vanno ad incastrarsi magnificamente nella sua rigidità schematica.

LABORATORI ED UFFICI Nel “posto” più lontano dall’ingresso e più nascosto e più silente, all’estremo est dell’area di progetto, vengono localizzati gli uffici, i laboratori, gli spazi di lavoro. L’ingresso al piano terra si apre su uno spazio a doppia altezza con la reception ed il blocco dei collegamenti verticali, scala ed ascensore. Un ampio percorso, che si sviluppa lungo il lato adiacente alla corte interna, si comprime per creare lo spazio per due laboratori di ricerca e ad un primo ufficio per i ricercatori, per poi riesplodere creando uno spazio che si apre sulla grande vetrata che chiude tutto l’edificio dal terreno al tetto, volutamente arretrata per addomesticare la luce proveniente da sud  I prospetti principali sono tagliati con regolarità, a partire dalla scansione delle bucature esistenti, da lunghe fasce di vetro che corrono dalla base al tetto e, a volte, sul tetto a creare lucernai dalle dimensioni irregolari.

LA CASA DEI LIBRI Dal medesimo volume connettore si accede alla biblioteca. L’edifico viene completamente svuotato; dall’ingresso, vetrato, si accede ad uno spazio distributivo dove l’utente è accolto ed indirizzato. Lo spazio qui è scandito da linee nette, setti in c.a. che sostengono il piano sovrastante e creano volumi funzionali: il blocco dei servizi e depositi ed una sala audio/video sul lato opposto all’ingresso. Una scala, tesa e leggera da un punto di vista materico, conduce al piano primo; è un solaio che galleggia nello spazio mantenendo una distanza di oltre un metro dalle pareti preesistenti. Anche qui lo spazio è aperto, solo episodi racchiudono un’area relax caratterizzata da una sinuosa seduta ed una saletta con le postazioni internet.

I VOLUMI CONNETTORI Queste grosse scatole multifunzione “esplodono” dagli interstizi tra gli edifici. Stigmatizzano che nuovi accadimenti si realizzano nel podere. Riprendendo il volume dell’ingresso, linee tese, angoli vivi, anche’essi conducono alle nuove funzioni che ci sono negli edifici; diventano via via compensazione, “cuscinetti”, sfoghi. Da essi si accede agli edifici, ma da essi anche si esce, magari per concedersi una pausa ed ammirare, come da dentro un cannocchiale, le meraviglie della natura circostante. Sono luoghi di passaggio e di sosta, dove si scambiano quattro chiacchiere con l’amico od il collega se fuori piove o fa freddo. Sono luoghi di vita. Grandi vetrate fotografano scorci sempre diversi di queste montagne.

AUDITORIUM. L’ECCEZIONE. L’auditorium si situa nella parte centrale del complesso. Questa centralità mancata, questa poca grazia volumetrica rappresenta una sorta di eccezione nello sviluppo dell’edificato. In adiacenza e contatto con il bar e le sale stampa. L’edificio esistente viene completamente svuotato e potenziato nelle strutture verticali in maniera tale da ospitare un auditorium ad una navata con struttura portante lungo i due lati lunghi del perimetro. La copertura verrà interamente rifatta con travi lamellari.  Sul lato Nord si sviluppa un volume nuovo che, in quanto nuovo, s’incastra nell’edificio esistente. Al piano terra è bussola di ingresso e al piano superiore è piccola sala proiezione e regia. La sala si adagia sul terreno con una contenuta pendenza tale da permettere una buona visuale da ciascuna postazione. I due volumi al fianco dell’auditorium sono foyer, luoghi di lettura e attesa, spazi dedicati alla socializzazione e alla contemplazione del panorama circostante. Ad est dell’auditorium, in stretta connessione con esso e la sua funzione, si sviluppa l’edificio che ospita le sale stampa. Siamo nel cuore “pubblico” del complesso. Qui sono i luoghi di rappresentanza e contatto-scambio con il pubblico.

OSPITARE L’albergo così come il ristorante sono situati nel punto di arrivo della strada in maniera tale che le funzioni fruite da un più amplio pubblico abbiano una buona visibilità. Le entrate dell’albergo e del ristorante sono situate all’ interno del nuovo volume che determina l’ingresso principale. Le camere sono disposte lungo uno stesso lato sia al piano terra che al primo piano garantendo così la luce naturale anche al corridoio di distribuzione. Al terzo piano invece la distribuzione è centrale: in questo caso però si è provveduto a ricavare dei lucernari sulla copertura per illuminare sia le camere che il corridoio interno. Si prevede che davanti alle finestre siano posti dei pannelli scorrevoli brise-soleil in legno che inoltre al piano terra hanno anche il compito di essere un filtro verso le camere agli occhi dei passanti.All’interno del volume di ingresso trova posto una reception/info-point nel quale l’utente può avere tutte le informazioni relative alle attività svolte all’interno del complesso, materiali sull’intero altopiano, carte tematiche, rete senti eristica, ecc.

LO SPAZIO All’interno della corte, nucleo del rinnovamento del podere, si sviluppa lo spazio a carattere pubblico: i percorsi giocati sul contrasto naturale/artificiale dalle forme cangianti, definiti da poche linee essenziali che si confrontano, nella loro tensione, con l’armonicità dell’edificato; l’andamento dell’altimetria obbediente del terreno che diviene parte integrante del progetto, le nuove essenze vegetali che introducono l’ombra per la sosta, lo specchio di una grande vasca d’acqua. Al centro di esso, al confine tra natura e costruito, quasi controvoglia, emerge dal terreno il volume in cemento e vetro che racchiude gli spazi espositivi ed un bar. Anche in questo caso si risolve lo spazio architettonico nel gioco delle compressioni e successive dilatazioni: risucchiati dalle sale espositive si può poi esplodere nella luce della terrazza esposta a sud, da cui inebriarsi in una notevole vista sulla vallata circostante.